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Spiegare il perché scriviamo poesie e perché a volte non se ne può fare a meno non è semplice.
Prova a raccontarci l'origine del suo poetare e le inevitabili difficoltà lo stesso Giuseppe Ungaretti in un'intervista del 1961. Ecco qualche passaggio:
" Sentivo che in quella poesia intensa [riferito alla poesia di Mallarmé (n.d.r.)] c’era un segreto e che la poesia è tale quando porta in sé un segreto. Se la poesia è decifrabile nel modo più elementare, non lo è più. Anche la poesia che pare semplice è una poesia che contiene un segreto...
...Chi fa poesia lo fa di certo senza pensarci, perché occorre farla. Ho scritto il primo libro di poesie, Il porto sepolto, e poi parte de L’allegria in trincea su pezzetti di carta che mi capitava di avere, sull'involucro delle pallottole, su pezzi di cartone, cartoline, in mezzo al pericolo.
Quando mi sono trovato di fronte alla guerra mi sono trovato anche di fronte a un linguaggio che dovevo per forza di cosa rinnovare, rendere essenziale, perché non avevo il tempo di usare un linguaggio complesso, avevo bisogno di un linguaggio che fosse essenziale riducendosi a un punto estremo, dando al vocabolo un valore enorme."
Cara Carla,
mi sento così inferiore alla tua naturale fragranza
a quel risveglio continuo della primavera
che era la tua danza...
Alda Merini
Prendiamo in prestito alcuni versi di una poesia di Jacques Prévert per interpretare il senso di smarrimento di fronte alla bellezza, in questo caso riferita alla luna che in queste notti di primavera ci lascia senza parole.
La luna e la notte di Jacques Prévert
...Avrei potuto parlarle.
Avrei potuto toccarla.
Ma non ho fatto nulla
l’ho soltanto guardata...
Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.
Giovanni Falcone
(Palermo, 18 maggio 1939 – Palermo, 23 maggio 1992)
Ascoltavo la pioggia
di Alda Merini
Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quale fragile ardore
sillabava e moriva.
L’infinito tendeva
ori e stralci di rosso
profumando le pietre
di strade lontane.
Mi abitavano i sogni
odorosi di muschio
quando il fiume impetuoso
scompigliava l’oceano.
Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quanti nastri di strade
annodavano il cuore.
E la pioggia piangeva
asciugandosi al vento
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.